Eserciti di Naran Fantasy Wars

Versione 2018 - NON ufficiale - degli eserciti di Naran.

ELLENI

In considerazione del numero di pagine, questo libro dell'esercito è stato diviso in due volumi: uno per la lista dell'esercito e l'altro per gli Eroi del Parnaso, il che rende anche la consultazione più comoda.

VOLUME 1

ESERCITO degli ELLENI

ESERCITO BASE

Regole Speciali

Fanteria

Armi da lancio

Cavalleria

Cavalleria Volante

Condottieri, Generali & Personaggi Individuali

Ars Arcana

Unità E PERSONAGGI INDIVIDUALI SPECIALI

1) Eraclidi

Thyrephoroi Eraclidi

Arcieri Eraclidi

Opliti Eraclidi

Condottieri Eroici Eraclidi

Condottieri e Generali Eraclidi

Personaggi Individuali Eraclidi

Armi Speciali Eraclidi

2) Città di Micene

Guerrieri Micenei

Guardia Reale Micenea

Carro da battaglia trainato da leoni

Carro pesante da battaglia trainato da leoni

Condottiero Eroico su carro trainato da leoni

Condottiero e Generale su carro trainato da leoni

Eroe su carro da guerra trainato da leoni

3) Città di Atene

Specchi Ustori

Temistocle

Il Pitagorico

4) Città di Sparta

Opliti della Guardia Reale

Re Leonida

Regina Gorgo

Tirteo

5) Città di Tebe

Opliti Scelti del Battaglione Sacro

Sparti ─ Guerrieri nati dai denti del Drago

Pelopida ed Epaminonda

6) Regno della Tessalia

Cavalieri Tessali

 

VOLUME 2

EROI del PARNASO

Armi-Scudi-Armature e Oggetti Sacri-Divini

1) CAMPIONI DELL'OLIMPO.

Personaggi Individuali

Eracle, figlio di Zeus

Ila, il Diope, Scudiero di Eracle

Jolao, nipote di Eracle

Bellerofonte, figlio di Poseidone

Achille, figlio della dea Teti

Patroclo, cugino di Achille

Perseo, figlio di Zeus

ARS ARCANA

Andromeda, moglie di Perseo

Fanteria

Mirmidoni, Guerrieri di Achille

Armi da lancio

Arcieri di Andromeda

2) TESEO E LA GUARDIA DEL PARNASO

Teseo, figlio di Poseidone, Re di Atene

Pallade, figlia di Tritone, Comandante Epilektoie

Dedalo e Icaro

Epilektoes, Guerriere di Atena

Uomini Alati

Archimede

3) GLI ATRIDI

Agamennone, Gran Re di Micene

Menelao, Re di Sparta

Oreste, figlio di Agamennone, Eroe di Micene

Personaggi Arcani:

- Strofio, Ermione, Pilade, Elettra, Calcante

4) MITICI EROI ACHEI

Diomede, Re di Argos

Partenopeo, figlio di Atalanta

Ulisse, Sovrano di Itaca

Aiace Telamonio, il Grande, allievo di Chirone

Teukros, fratello di Aiace Telamonio, arciere

Nestore, Sovrano di Pylo

Antiloco, figlio di Nestore

Filottete, figlio di Peante (Argonauta), arciere

Arcieri di Itaca

Cavallo di Troia

5) EDIPO E LE SFINGI

Edipo, dominatore delle Sfingi

Tiresia, Indovino di Tebe

Sfingi Guerriere

Grandi Sfingi

Sfinge Gigante

6) GIASONE E GLI ARGONAUTI

Giasone, Principe di Iolco

Echione di Tebe, Araldo degli Argonauti

Anceo il Grande, figlio di Poseidone

Linceo, Principe di Messene

Periclemeno di Pylo

I Gemelli Divini

I Boreadi: Calaide e Zete

Castore e Polluce

I Campioni degli Argonauti - Combattenti Speciali

Peleo, nipote di Zeus, Sovrano dei Mirmidoni

Laerte, Re di Itaca, padre di Ulisse

Meleagro il Calidone, figlio di Ares

Palemone, figlio di Efesto, Principe di Beozia

Peante, Re di Meliboea (Tessaglia)

Falero, l'Arciere di Atene

Fanteria

Gli Argonauti ─ Schiera di Eroi ─ Opliti

Creature Terribili

Drago della Colchide

Personaggi Arcani Speciali

Orfeo di Tracia, Araldo-Mago

Anfiarao, Indovino di Argos

Eufemo di Tenaro, figlio di Poseidone

Melampo di Pylo, bis nipote di Eolo, Sacerdote

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ELLENI di NARAN

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Scenario : il nuovo Scenario 2018 è in fase di preparazione

SCENARIO VERSIONE "2004 - 2017"

Le Città-Stato dell'Arcadia

La colonizzazione dell'Arcadia.

Nei tempi antichi, molto prima della guerra dei Sette Oscuri Signori, la regione settentrionale dell'Arcadia venne occupata da corsari akhei delle città di Athena e di Spartha, che costruirono due porti fortificati, da dove le loro navi partivano per compiere razzie a danno delle popolazioni che vivevano sulle coste dei vari continenti.

All'incirca nel medesimo periodo, più a sud si insediarono degli Aryel (Elfi delle Praterie) provenienti dal lontano Irkanistan, i quali fondarono la città di Irkania.

In tempi successivi, quando le città della Lega Akea passarono sotto il dominio dell'Impero di Argos, la sovranità imperiale si estese anche a quella parte settentrionale dell'Arcadia ove si erano insediati i pirati akhei, ed allora altri emigranti d'origine akhea ed arviva, nonché anche molti guerrieri mirmidoni, frigi e traci vennero a stabilirsi su questa terra.

Con l'arrivo di tanta gente, i due porti fortificati vennero trasformati in due splendide, grandi città: Sybaris e Kroton; la prima sorse attorno al porto ed alla fortezza costruita dagli Atheniesi, la seconda attorno a quella innalzata dagli Sparthani.

La popolazione di Sybaris si arricchì dapprima con l'arrivo di molte famiglie di guerrieri della città di Thebes, quando questa "Polis" subì l'occupazione degli Sparthani, e successivamente con gli abitanti di origine elfica della città di Irkania, quando questa città dell'Arcadia venne distrutta dai Trogloditi del mago Lagos.

Per contro, a Kroton si stabilirono molti coloni provenienti da Mikenes, essendo questi e gli Sparthani uniti da una ferrea fratellanza d'armi risalente all'epoca dei due mitici sovrani guerrieri che capeggiarono la spedizione contro Throjgard, i fratelli Agamennone e Menelao, il primo Re di Mikkenes, il secondo diventato Re di Sparha per aver sposato Clitennestra, figlia Zeus e di Leda, legittima consorte di Tindaro, il Re di codesta città. Leda aveva generato con Zeus ben quattro figli: Clitennestra, Elena, Castore e Polluce, tutti e quattro poi riconosciuti come propri figli dal re Tindaro.

Poiché tra gli abitanti di Spartha e di Athena vi è sempre stata un'aspra competizione, risalente al rapimento della principessa sparthana Elena da parte di Teseo, spesso sfociata in guerre vere e proprie, tale accesa rivalità si mantenne anche tra le due città dell'Arcadia, sebbene le stesse fossero poi state popolate da emigranti della medesima origine: Argivi, Mirmidoni, Akhei, Frigi, Lidi e Traci, oltre che da successivi, ulteriori gruppi di Atheniesi e Sparthani.

A causa della guerra dei Sette Oscuri Signori, le due città dell'Arcadia sono rimaste isolate dal resto dell'impero di Argos ed hanno quindi prosperato mantenendo gli antichi costumi delle città akhee dagli abitanti delle quali erano state fondate, sia nella vita civile che in campo militare.

In queste due "Polis" non si è verificata l'evoluzione verso la democrazia, com'era invece avvenuto tra quelle dell'Akhea, pertanto si è mantenuta la forma di governo basata sulla monarchia. Entrambe le città sono governate da un dittatore denominato "Tiranno" che assume in sé il ruolo di Re e Supremo Sacerdote.

Entrambi i Tiranni hanno al proprio servizio una Guardia formata da formidabili guerrieri che discendono dai mitici Eteri, gli abilissimi Cavalieri di origine mirmidone che formavano la Guardia personale dell'imperatore Iskander Magno. Un gruppo di essi ebbe l'autorizzazione a stabilirsi nelle due città dell'Arcadia, e quelli attuali sono quindi i loro discendenti. Formano una speciale Unità di Cavalleria della Guardia del Tiranno (di entrambe le città) e vengono schierati quando a comandare l'esercito di una delle città vi è il Tiranno (Re ).

Sybaris, come Athena, ha proclamato questa Dea come propria protettrice, mentre i Krotoniani, come gli Sparthani, venerano il dio Ares (Marte). Essendo molti gli abitanti delle due città che discendono dai pirati akhei, essi venerano anche il dio Poseiodone, collocandolo alla pari con il sommo signore dell'Olimpo, Zeus. Altra Dea particolarmente venerata, soprattutto a Sybaris, è la dea Afrodite, il cui culto viene curato da una speciale casta di Sacerdoti, i Coribanti, al cui Ordine appartengono anche delle Vestali (Streghe Incantatrici) abilissime negli incantesimi di seduzione, delle quali alcune sono delle Ninfe.

I Sybariti, per la loro naturale predisposizione alla vita gaudente, hanno stretto particolari rapporti di amicizia con le Ninfe ed i Fauni, e con essi frequentemente organizzano dei festini orgiastici in onore del dio Pan e del dio Bacco, i famosi "Baccanali".

In caso di guerra, essendo rivali da sempre, come Athene e Spartha da cui ebbero origine, le due città possono schierare come truppe "Ausiliarie" le Creature dell'Arcadia, ma non quelle appartenenti al Lato Oscuro. I Sybariti non si alleano neppure con i Minotauri, a causa dell'atavico odio esistente tra gli Atheniesi, ed i loro discendenti, e codesta razza di guerrieri dal capo taurino, risalente all'epoca dell'uccisione del Minotauro da parte di Teseo, Re di Athena ed alla guerra che ne era seguita.

Gli eserciti di Sybaris sono sovente comandati dai fratelli Pelopida ed Epaminonda, gli immortali eroi della città di Thebes, i quali dopo la loro morte in battaglia vennero portati sull'Olimpo dove gli Dei ridiedero ad essi la vita, consentendone poi la discesa sull'isola del Parnaso, da dove di tanto in tanto si recano a Sybaris per prendere il comando di una armata di questa città.

A comandare gli eserciti di Kroton viene invece sovente chiamato il prode Leonidas, grande condottiero del passato che ebbe anche lui in dono dagli Dei dell'Olimpo una quasi immortalità. Il suo nome è legato alla memoriabile difesa del Passo delle Termopili, quando con soli trecento dei suoi Opliti tenne testa per diversi giorni ad un'orda di quasi un milione di Orchi Parthi che avevano intenzione di invadere l'Akhea.

Archimede ed i Pitagorici.

Archimede era un grande mago dell'Era Antica, al quale viene accreditata l'invenzione degli "Specchi Ustori", una speciale macchina da guerra in grado di utilizzare i raggi del sole come proiettili d'energia.

Egli era anche un valente guerriero, e sovente comandava le Unità di Artiglieria dell'esercito della sua città, Shirkush, che sorgeva sull'isola di Antilla, ove era stata fondata da coloni provenienti da Athena.

Quando nonostante le sue magiche armi i Nani di Rakma occuparono l'isola, i cui abitanti erano rimasti coinvolti loro malgrado nella lotta tra Rahma e gli Orchi di Karthork, egli riuscì a fuggire con una nave e trovò riparo a Sybaris.

Essendo di origine semi divina, forse un figlio del dio Efesto (Vulcano) e di una donna mortale, Archimede ebbe in dono una vita lunghissima, tale da farlo considerare quasi immortale, come è successo agli altri mitici Eroi che oggi vivono nell'isola del Parnaso.

Egli mise la sua magia a disposizione dei Tiranni di Sybaris, e sovente lo si vede schierato in battaglia al comando delle Unità di Artiglieria che utilizzano gli Specchi Ustori.

I Pitagorici sono i continuatori della filosofia del grande Pitagora, celebre filosofo vissuto nei tempi antichi e grande matematico. I Pitagorici non combattono ma possono essere schierati in una Unità di arcieri umani o di Ninfe e aiutano notevolmente quest'Unità nell'effettuare in modo estremamente preciso i lanci di frecce.

 

Gli Eroi del Parnaso.

Gli Immortali, figli degli Dei.

Gli Eroi del Parnaso sono valentissimo guerrieri vissuti nell'Età dell'Oro, i quali, per essere figli di un Dio o di una Dea, al termine della loro vita terrena, portati sull'Olimpo, nella reggia degli Dei , ebbero da questi il privilegio di tornare tra i vivi potendo contare per di più su una vita lunghissima, che li ha resi quasi immortali.

Tale privilegio venne concesso dagli Dei ai loro figli prediletti, perché le Divinità volevano lasciare dei "Guardiani della Luce", dei quali avrebbero potuto fidarsi ciecamente, a sorvegliare che il Male non potesse risorgere su Naran quando essi se ne fossero andati, cosa questa che era prossima a realizzarsi, appena le devastazioni portate dal lungo inverno Finbul fossero state almeno in parte riparate.

Come loro nuova sede su Naran venne scelta per codesti Eroi una grande, accogliente isola che si trova a poche leghe di distanza dalla costa nord-orientale dell'Arcadia, al centro della quale si eleva un monte le cui falde sono coperte da ameni, fioriti boschi e da garruli torrenti rallegrati da una fauna di graziosi, pacifici animali. In qualche modo, il Parnaso ricorda il bucolico ambiente dell'Olimpo.

Gli "Eroi del Parnaso" si dedicano ai piaceri della vita in compagnia di compiacenti Ninfe, tranne quando la loro presenza viene richiesta dagli abitanti di una o dell'altra città dell'Arcadia, cosa questa che in qualche modo essi dimostrano di apprezzare molto, perché così si possono tenere in allenamento costante, il che consentirà ad essi di essere pronti ad affrontare nuovamente le Armate delle Tenebre se e quando se ne presenterà l'occasione.

Alcuni di essi parteggiano per Sybaris, essendo stati nella loro precedente esistenza degli Eroi delle città di Athena o di Thebes o di quelle ad essa alleate; altri prediligono, per lo stesso motivo, schierarsi dalla parte di Kroton che era stata fondata da coloni provenienti prevalentemente da Spartha e da Mikenes.

Infine ve se sono alcuni che si considerano neutrali, equidistanti da entrambi gli schieramenti, ed essi, per difendere la loro reputazione, tornano in battaglia schierandosi a volta con una a volte con l'altra delle due città, ma mai nessuno di essi si schiererà con le Creature che costituiscono il Lato Oscuro dell'Arcadia.

Gli Eroi del Parnaso, come pure quelli di Shangri-La e del Valhalla, si sono messi a disposizione dell'immortale ex faraone lemure Meheetep, il quale ha costituito una organizzazione segreta che agisce nell'ombra per contrastare il Male ovunque esso si manifesti.

Per adempiere alle missioni loro affidate da Meheetep, gli Eroi del Parnaso si devono sovente recare, sotto mentite spoglie, nelle altre terre di Naran. Durante questi viaggi, essi possono venire a contatto con persone dell'altro sesso le quali a volte si innamorano di essi.

Così come avveniva in passato tra gli Dei e gli Umani (o con gli Elfi e persino a volte anche con i Nani), a seguito di tali fugaci rapporti amorosi vengono poi alla luce dei figli che ereditano, seppure in forma ridotta e parziale, l'immortalità di uno dei loro genitori. Codesti "Figli di Eroi" beneficiano quindi di una vita molto più lunga e di abilità particolari, che spesso li conducono ad assumere posizioni di prestigio nei governi dei vari regni di Naran.

Passiamo ora in rassegna i principali Eroi del Parnaso.

 

Achille, Patroclo ed i Mirmidoni.

Achille è il figlio di Peleo, antico Re dei Mirmidoni, e di Teti, una Nereide (Ninfa degli Oceani). La madre lo rese invulnerabile immergendolo prima nel fuoco e poi nelle acque infernali del fiume Stige, tenendolo per il tallone destro, che quindi rimase il suo unico punto vulnerabile.

Fin dalla più tenera età venne affidato al centauro Chirone, che lo addestrò al mestiere delle armi.

Fu uno dei più valorosi combattenti della Guerra di Throjgard, durante la quale uccise numerosissimi guerrieri ed eroi trhojani, tra i quali il Campione della città, Ettore, e Pentiselea, la Regina delle Amazzoni.

Nel decimo anno dell'assedio, venne a diverbio con il re Agamennone, Condottiero supremo dell'armata akhea, perché questi gli aveva sottratto la schiava Briseide, una sacerdotessa del dio Apollo della quale l'eroe si era innamorato, trattandola come sua sposa. Per tale affronto Achille si rifiutò di continuare a combattere, ed allora il suo posto, a capo dei Mirmidoni, venne preso dal suo più caro amico Patroclo.

Ad insaputa di Achille, Patroclo prese ed indossò l'armatura e l'elmo dell'eroe invulnerabile, e facendosi passare per lui, guidò i Mirmidoni in battaglia. Venne affrontato da Ettore, il quale dopo un lungo duello ebbe la meglio, uccidendo il rivale e solo allora, dopo avergli tolto l'elmo, si accorse che l'uomo che lo aveva affrontato non era il suo irriducibile nemico Achille, ma il giovane Patroclo.

Dopo aver pianto l'amico ed avergli dato onoranze funebri degne di un Re, Achille tornò in battaglia proteggendosi con una nuova armatura, un nuovo elmo ed un nuovo scudo appositamente forgiati per lui dal dio Vulcano su richiesta di Teti.

Nella successiva battaglia, Achillle sfidò a duello il Campione di Throjgard, Ettore, e lo uccise. In un successivo scontro Achille venne ucciso da Paride con una freccia, che colpì l'eroe mirmidone proprio nel calcagno vulnerabile.

I Mirmidoni che hanno accompagnato Achille sul Parnaso sono i più valenti guerrieri di questa stirpe, scelti tra quelli che immolarono la loro vita sotto le mura di Throjgard. Questi guerrieri, appartenenti ad un ristretto gruppo, che hanno ricevuto in dono la vita lunghissima che li ha resi quasi immortali, erano stati generati dal dio Zeus con delle formiche, allo scopo di ripopolare l'isola di Egina devastata da una pestilenza. Da quest'isola, al seguito di Mirmidone, figlio di Zeus e della ninfa Eurimedusa, essi si erano insediati nella Texalia, diventando i capi dei guerrieri di stirpe argiva che nel frattempo erano giunti in codesta regione.

Dopo la loro morte in battaglia al fianco di Achille, essi erano stati portati sull'Olimpo, ove era stata ridata ad essi la vita. Dal sacro monte degli Dei, essi avevano seguito Achille e Patroclo sull'isola del Parnaso, continuando a combattere per essi come avevano fatto in passato.

Aiace Telamonio e i Cretesi.

Aiace fu uno dei più forti e valorosi guerrieri che parteciparono alla guerra di Throjgard, secondo solo ad Achille. I suoi guerrieri e soprattutto gli Arcieri Kretesi, erano, dopo i Mirmidoni, i più fanatici ed al tempo stesso i più valorosi tra gli Akhei. Per il loro coraggio dimostrato nella lunga guerra contro i Nani di Trojgard, anche loro vennero portati sull'Olimpo per godere di una nuova vita al servizio del dio Marte.

Quando gli Dei decisero di concedere ad Aiace di tornare su Naran, nell'isola del Parnaso, questi chiese che un gruppo dei suoi ex guerrieri ed arcieri lo accompagnasse. Così fu fatto. I guerrieri combattono utilizzando la caratteristica ascia bipenne kretese, mentre gli arcieri sono dotati di arco corto e arma ad una mano, indossano armature pesanti ma non si proteggono con lo scudo.

Ulisse e gli Arcieri di Itaca.

Ulisse, chiamato anche Odisseo, era il Re di Itaca e delle isole esterne. Figlio di Laerte e di Anticlea, fu nominato Re quando suo padre era ancora in vita. Fu uno dei molti pretendenti alla mano della bellissima Elena di Sparta, ma non essendo riuscito nell'impresa tornò nella sua isola dove sposò Penelope, dalla quale ebbe il figlio Telemaco. Grazie alla sua astuzia, Agamennone poté convincere il divino Achille a partecipare con i suoi Mirmidoni alla guerra contro Throjgard.

Egli fu l'ideatore del trucco del "Cavallo di Throja", che consentì ad un gruppo di guerrieri da lui capeggiati di potersi introdurre nella città, e nella notte aprire poi le porte al resto della grande armata che aveva finto di partire.

Per aver dissacrato il tempio del dio Poseidone e poi per avergli accecato il figlio, il ciclope Polifemo, venne dal Dio del mare perseguitato. Così il suo viaggio di ritorno verso casa durò ben dieci anni.

Durante questo viaggio avventuroso, oltre ad essere scampato a Polifemo, Ulisse fece tappa nell'isola dei Lotofaci (Antilla), in quella della maga Circe, in quella della nereide Calipso, presso la quale dimorò per molti anni. Dopo una breve visita al regno dei Morti, nella città di Ade, ritornato in superficie attraversò lo stretto di Scilla e Kariddi, quindi giunse nell'isola dei Feaci, ove incontrò la principessa Nausica che si innamorò di lui.

Abbandonata Nausica, ritornò finalmente ad Itaca, trovando il suo palazzo invaso dai Proci, i pretendenti al suo trono ed alla mano di sua moglie, la quale per tutto quel tempo gli era rimasta fedele.

Eliminati tutti i Proci nel sanguinoso festino che avrebbe invece dovuto sanzionare la scelta del nuovo Re di Itaca da parte di Penelope, Ulisse riprese per un po' di tempo il suo posto sul trono dell'isola ed accanto alla moglie ed al figlio. Ma non vi rimase a lungo.

L'Eroe presto ricadde nella smania di visitare luoghi lontani ed esotici. Abdicò in favore del figlio e ripartì per un altro lungo viaggio, finché si imbatté in Telegono, il figlio che lui aveva concepito con la maga Circe, il quale era anche lui in viaggio alla ricerca di suo padre. Non sapendo chi fosse il comandante della nave che aveva incrociato la sua rotta, Telegono ordinò ai suoi pirati di andare all'abbordaggio. Nel combattimento che ne seguì Ulisse venne trafitto a morte dal proprio figlio.

Portato nei Campi Elisi, gli Dei decisero di renderlo immortale. Lo riportarono in vita e gli permisero di tornare su Naran per andare anche lui nel Parnaso, assieme ai guerrieri che erano sulla sua nave quando era partito da Throjgard, tutti periti nel corso del lungo viaggio decennale. Assieme ad essi, Ulisse si reca di tanto in tanto nell'Arcadia per affiancare sul campo di battaglia gli eserciti di codesta terra.

Eracles, Iolao e le Amazzoni Eraclidi.

Eracles è il figlio di Zeus e di Alcmena, moglie di Anfitrione, Re di Thebes. Dopo le sue nozze con Megara, figlia di Creonte, il quale era nel frattempo succeduto ad Anfitrione sul trono di Thebes, il semidio iniziò a vagabondare per l'Argolide e le altre terre di Naran, impegnandosi in quelle che sono ricordate come le sue "Dodici Fatiche": uccisione del Leone Drago di Nemea, uccisione dell'Idra di Lerna, cattura della Cerva di Cerinea, cattura del Cinghiale Gigante di Erimanto, uccisione degli Uccelli Stinfalii, pulizia dal letame delle stalle di Augia, la cattura del feroce Toro di Krethas, padre del Minotauro, cattura delle Cavalle cannibali di Diomede, sottrazione della Cintura magica alla regina delle Amazzoni Ippolita, cattura dei buoi di Gerione, cattura di Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell'Averno, sottrazione dei Pomi d'oro delle Esperidi, che poi consegnò alla dea Athena, la quale li riportò nell'isola fatata.

Dopo essere morto per colpa del centauro Nesso e della sua seconda moglie Deianira (vedere nel libro delle Creature dell'Arcadia, la sezione dedicata ai Centauri), Eracles venne assunto nell'Olimpo, dove ebbe poi l'autorizzazione da suo padre di tornare su Naran, nell'isola del Parnaso assieme a suo nipote Iolao, l'amico di molte avventure che lo aveva aiutato ad uccidere l'Idra di Lerna.

Iolao è il figlio d'Ificle (fratello di Eracles) e di Automedusa, figlia di Alcatoo (questi a sua volta figlio di Pelope, che con l'aiuto di Apollo costruì le mura della città di Megaras). Iolao era l'auriga di suo zio e lo aveva seguito in tutte le imprese . Per sposare Deianira, Eracles gli cedette Megara, che Iolao prese come sua sposa.

Partecipò con Eracles alla spedizione degli Argonauti organizzata da Giasone ed alla guerra tra la città di Athena e le Amazzoni, al fianco di Teseo.

Nel corso di una delle loro numerose avventure, i due inseparabili amici si accompagnarono per un po' di tempo con Axena ed Olimphya. Quest'ultima ebbe una breve, ma intensa storia d'amore con Iolao, durante la quale si diceva fosse stato concepito Garamante, il quale fu il capostipite del popolo guerriero dei Garamanti.

Anche Iolao alla sua morte venne portato sull'Olimpo e poi, reso immortale, venne autorizzato a seguire lo zio nell'isola del Parnaso.

Le Amazzoni Eraclidi sono le discendenti delle figlie generate da Eracles con le cinquanta figlie di Tespio, il principe di una piccola isola che nell'Era Antica faceva parte del Regno di Elam.

Per evitare che il re Tespio facesse uccidere le bambine nate da quella incursione di Eracles in quel piccolo principato, l'Eroe le prese con sé e le portò nell'Arcadia, affidandole alle Ninfe che le allevarono istruendole nell'arte della guerra.

Nell'Arcadia esse hanno costituito un loro regno e sovente si mettono agli ordini di quello che può essere considerato il loro avo, per accompagnarlo in battaglia nelle campagne di guerra alle quali lui partecipa su quest'isola continente.

Andromeda, principessa di Elam.

Andromeda è la figlia di Cefeo, Re di Elam, e di Cassiopea. La madre osò sfidare la dea del mare Teti, asserendo che sua figlia era più bella di lei. Istigato dalla moglie, Poseidone scatenò un gigantesco Kraken contro la città di Awan, capitale del regno, che sorge su un promontorio a picco sul mare Kreteus.

La Dea informò i sovrani di Elam che la loro città sarebbe stata risparmiata solo se essi avessero sacrificato al Kraken la loro figlia.

Il giorno del sacrifico, mentre la bellissima fanciulla, legata nuda ad una roccia sporgente dai flutti attendeva la sua triste sorte, passò da lì l'eroe Perseo a cavallo di Pegaso. Egli tornava dalla missione compiuta per uccidere Medusa, ed aveva la testa della gorgone in una sacca appesa alla sella.

Quando il mostro uscì dalle onde per ghermire la terrorizzata fanciulla, Perseo estrasse dalla sacca la testa della gorgone e con la vista micidiale di Medusa, ancora attiva sebbene essa fosse morta, paralizzò la mostruosa creatura mutandola in roccia.

Perseo liberò Andromeda e la fece sua sposa, diventando così anche il Re di Elam. Con l'unione di questo regno a quello di Argos ebbe inizio l'omonimo Impero.

Alla loro morte, Andromeda e Perseo vennero portati sull'Olimpo, ove ricevettero il dono dell'immortalità ed il permesso di andare a vivere nel Parnaso.

Gli Arcieri di Elam.

I guerrieri del regno di Elam erano abilissimi arcieri. Dopo l'unione del loro regno a quello di Argos, molti di essi emigrarono nell'Arcadia. Quelli attuali sono quindi i loro discendenti. A differenza degli altri abitanti delle due città, i discendenti degli Elamiti hanno conservato i loro usi tribali e vivono in villaggi situati in prossimità delle foreste pedemontane situate a settentrione delle alte montagne che costituiscono il confine meridionale di questo regno, oltre le quali vi sono i territori abitati dalle selvagge creature dell'Arcadia.

Un gruppo di questi Arcieri è stato selezionato dalla principessa Andromeda, che li ha addestrati per andare a caccia dei Titani che vivono nell'Arcadia, fornendo ad essi dei veleni da usare per le loro frecce.

Perseo e Bellerofonte.

Perseo è il figlio di Zeus e di Danae, figlia di Acrisio, re di Argos. Appena nato venne fatto gettare in mare assieme a sua madre, chiusi in una cassa, dal Re suo nonno. Per intercessione di suo padre, il divino Zeus, i due disgraziati vennero portati in salvo da Poseidone sull'isola di Serifo.

Quando fu cresciuto, Perseo venne inviato dal re di quell'isola, Polidette, a catturare la testa della gorgone Medusa. La dea Athena gli diede in dono uno scudo, un elmo ed una spada magici, grazie ai quali l'eroe poté portare felicemente a termine l'impresa.

Tornato a Serifo, Perseo con la testa della Medusa pietrificò Polidette che aveva tentato di sedurre sua madre, poi andò ad Argos a rivendicare il trono di quel regno da suo nonno.

Della sua impresa contro il Kraken si è già detto. Dopo aver salvato Andromeda ed essere diventato anche il re di Elam, Perseo donò la testa di Medusa alla sua protettrice, Athena, che la mise sul suo scudo.

Bellerofonte è il figlio di Glauco e di Eurinone. Suo padre Glauco era il figlio di Sisifo (Re di Korinto - vedere nel libro dei Vampiri & Non-morti, la sezione dedicata ai Re Non-morti) e di Merope (una delle Pleiadi, figlia del titano Atlante e della figlia dei titani Oceano e Tetide, Pleione, madre delle Pleiadi). Sua madre Eurinone era anch'essa figlia di Oceano e di Tetide; venne amata anche da Zeus, che con essa generò le tre ninfe Cariti, personificazione del fascino, della bellezza e della grazia. I loro nomi sono Aglaia (Splendore), Eufrosine (Gioia) e Talia (Floridezza). Sull'Olimpo erano le ancelle della dea Venere Afrodite, conosciute anche con il nome delle "Tre Grazie".

Discendendo da dei Titani, Bellerofonte era un forte e valoroso guerriero, di stirpe semi divina.

Egli venne falsamente accusato da Antea, moglie di Preto, re di Thirintos, di aver cercato di violentarla, perché lui si era rifiutato di cederle. Costretto a fuggire, trovò rifugio presso Iobate, Re della Lidia, il quale gli impose di compiere per lui le seguenti missioni: uccidere una Chimera, combattere contro i Solimi, guerrieri che godevano la protezione degli Dei, combattere contro le Amazzoni.

Egli portò a termine tutti codesti compiti grazie all'aiuto di Pegaso, il cavallo alato che gli era stato donato da Poseidone. I Solimi sconfitti da Bellerofonte accettarono di porsi ai suoi ordini. Con essi egli costituì una speciale Unità di Cavalieri che montavano i cavalli alati figli di Pegaso.

Come ricompensa per quelle imprese, il re Iobate gli diede in sposa sua figlia, Filonea. Dopo la morte di Iobate, Bellerofonte divenne il Re della Lidia e condusse varie campagne di guerra contro le Amazzoni e contro i Cimmeri che più volte, dal nord, erano calati per depredare le ricche terre meridionali.

Un giorno, quando era già avanti con gli anni, sentendosi prossimo alla morte egli salì su Pegaso che lo portò in volo sull'Olimpo, ove l'Eroe venne festosamente accolto dagli Dei. Anche lui fu reso immortale e seguì il suo amico Perseo sull'isola del Parnaso, assieme ad una squadra dei suoi guerrieri Solimi.

I Solimi: Cavalieri su Pegaso di Bellerofonte.

I Solimi erano gli abitanti della città di Termessos, una fortezza situata su una rocca nascosta tra le montagne che costituiscono il confine settentrionale della Lidia. Essi erano un popolo misterioso, che viveva in quelle zone aspre e quasi inaccessibili.

La strada per arrivare a Termessos è impervia e si arrampica sino a 1500 metri d'altezza.

I Solimi avevano fama di grande forza e durezza, erano dei feroci predoni e chi voleva passare attraverso il loro territorio doveva pagare un forte pedaggio. Grazie alla posizione della loro fortezza, essi riusciranno persino a respingere l'esercito di Iskander Magno.

Il Re della Lidia, nonostante avesse tentato più volte di piegarli, non era mai riusciti a sottometterli. L'impresa venne compiuta da Bellerofonte, che ne ebbe ragione colpendoli dall'alto con delle frecce infuocate avute in dono dalla dea Artemide. Essi allora lo proclamarono loro Re e si misero al suo servizio.

Un ristretto gruppo di essi, che lo aveva poi seguito nelle successive missioni di guerra contro le Amazzoni ed i Cimmeri, ebbero in dono dagli Dei di essere portati in volo dai cavalli volanti fino all'Olimpo, ove ricevettero l'immortalità e l'autorizzazione a seguire il loro condottiero sull'isola del Parnaso.

Pegaso e i cavalli volanti dell'Olimpo.

I cavalli volanti che vengono utilizzati dai Solimi discendono tutti dal mitico Pegaso, utilizzato da Bellerofonte e Perseo per portare a compimento le loro ardite imprese, e da quest'ultimo lasciato con alcune femmine di questa meravigliosa razza sull'isola di Parnaso, affinché potesse dare continuità a questa specie.

Dedalo e Icaro.

Dedalo fu un insigne architetto atheniese, amico di Teseo, il quale venne incolpato di aver ucciso suo nipote Talo. Dovette quindi fuggire a Krethas, ove venne accolto con tutti gli onori dal re Minosse, il quale gli commissionò la costruzione del nuovo palazzo reale e dell'annesso labirinto, ove sarebbe poi stato rinchiuso il Minotauro. Con una schiava che Minosse gli aveva messo a disposizione, generò il figlio Icaro.

Trascorsero diversi anni. Quando Icaro era già diventato adolescente, avendo da tempo Dedalo terminato il proprio lavoro, volendo partire da Krethas ed essendogli impedito di farlo dal Re, che non voleva perdere un così abile architetto, lui e suo figlio inventarono un sistema di ali, mosse da un meccanismo magico, grazie alle quali riuscirono a librarsi nel cielo e così poterono fuggire dalla dorata prigionia di Minosse.

Dopo aver fatto una sosta sull'isola di Samo, i due raggiunsero in volo l'Olimpo, ove gli Dei, per premiarli, concessero ad essi l'immortalità e consentendo loro di ritornare su Naran, nell'isola di Parnaso, per addestrare alcuni dei guerrieri Solimi a volare con le magiche ali. Da questi guerrieri ebbe così origine una Unità di Guerrieri Volanti che seguono sempre Dedalo ed Icaro nelle missioni di guerra che questi compiono nell'Arcadia.

Giasone e gli Argonauti.

Giasone è il figlio di Esone, re di Iolkos, città della Texalia, il cui regno venne usurpato da Pelia. Una vestale del tempio di Athena riuscì a portare in salvo il fanciullo, che venne poi affidato ad una famiglia di umani che viveva sul monte Pelide, una delle montagne a nord della Texalia. Quella regione a quell'epoca era abitata da una delle razze più straordinarie di Naran: i CENTUARI, esseri mezzi uomini e mezzi cavalli, abilissimi arcieri, ora relegati nell'isola continente dell'Arcadia.

Per espresso volere degli Dei di Olimpo, Giasone era poi stato affidato al Centauro CHIRONE, che l'aveva addestrato nell'arte della caccia e della guerra.

Quando ebbe compiuto vent'anni, Giasone venne invitato da Chirone a compiere l'impresa per la quale sarebbe diventato famoso: la conquista del "VELLO D'ORO". Si trattava della pelle di un montone sacro, che si diceva essere stato il figlio di una bellissima donna mortale trasformata in pecora da POSEIDONE, dopo che si erano congiunti, poi abbandonata su una spiaggia della Colchide.

Sia la pecora sia l'agnello vennero presi in consegna dal Re di quell'isola, Eeta, un mago molto potente, che li tenne nel proprio serraglio. Diversi anni dopo, Zeus in persona ordinò al Re-Mago della Colchide di sacrificargli quell'agnello, che nel frattempo era diventato un possente ariete. Effettuato il sacrificio, il vello d'oro venne appeso al ramo di una quercia nel bosco sacro vicino al palazzo reale, guardato a vista di un'idra, un drago con sette teste, che non dormiva mai.

Il vello d'oro aveva la facoltà di rendere immortale chi lo indossasse, o di fare tornare in vita chiunque fosse stato appena ucciso in battaglia.

Quell'impresa costituiva una grande sfida per chiunque, e Giasone l'accolse con entusiasmo. Un abile artigiano, di nome Argo, costruì la nave che sarebbe servita per arrivare nella Colchide.

Giasone trovò numerosi compagni per quell'impresa rischiosa: Peleo e Telamone, che erano i suoi compagni, allievi di Chirone. Con essi salparono una cinquantina dei più famosi Eroi di Argos, tra i quali:

i gemelli Dioscuri, Castore e Polluce, i figli di Borea (Dio del Vento del Nord): Zete e Calai; Orfeo, un famoso musico, Ascalafo, figlio di ARES, Echione, figlio di ERMETE, Idmone, figlio di APOLLO e Malempo, figlio di POSEIDONE. Vi era anche ATALANTA, abilissima con l'arco; e poi si aggiunsero anche Eracles, figlio di Zeus, e suo nipote Iolao, accompagnati dal giovane Teseo e da Axena e Olimphya.

Dopo varie avventure e vicissitudini, dopo aver toccato molte terre, l'impresa venne compiuta non senza perdite. La cattura del Vello d'Oro venne resa possibile grazie a MEDEA, la figlia del Re della Colchide, anch'essa abilissima Maga, che si era innamorata di Giasone. Fu lei che suggerì a Giasone di far suonare da Orfeo una musica suadente in modo da far addormentare l'Idra.

Giasone uccise il drago e prese il vello d'oro, quindi tutti raggiunsero la spiaggetta, dove in prossimità della riva era ormeggiata la nave, per paura di essere catturati o uccisi dai guerrieri che venivano generati dai denti dell'idra, quando questa veniva uccisa.

Tornati a Iolkos, Medea uccise con uno dei suoi micidiali incantesimi il tiranno Pelia. Successivamente i due amanti andarono ad abitare a Korinthos, dove Giasone ripudiò Medea e sposò Creusa. La Maga per vendicarsi uccise la rivale e dovette fuggire ad Athena, dove riuscì a circuire il vecchio re Egeo, facendosi sposare. Venne poi allontanata da Teseo.

Giasone tornò a Iolkos dove venne acclamato Re. Successivamente questa città entrò a far parte, con tutte le altre della Texalia, dell'Impero di Argos.

Alla sua morte, Giasone venne portato sull'Olimpo ove ottenne l'immortalità ed il permesso di trasferirsi sull'isola di Parnaso portando con sé il Vello d'Oro, del quale sovente si serve per far resuscitare alcuni degli Eroi che restano uccisi sul campo di battaglia durante una delle frequenti guerre che si combattono nell'Arcadia, alle quali pure lui partecipa con entusiasmo assieme ai suoi vecchi compagni argonauti.

 Teseo, Pallade e le Epilektoe di Athena

TESEO è il figlio illegittimo del dio dei mari, Poseidone, e di Etra, moglie di Egeo, Re della città di Athena. Egli compì numerose imprese, la più nota delle quali è l'uccisione del Minotauro che aveva creato un regno di terrore sull'isola di Krethas. In codesta impresa venne aiutato dalla figlia del re Minosse, Arianna, che egli poi abbandonò sull'isola di Naxos, ove poi lei venne trovata dal dio Bacco che la fece sua sposa e Regina delle Ninfe dell'Arcadia. Precedentemente, Teseo aveva partecipato assieme ad Eracles alla spedizione degli Argonauti.

Teseo fece rapire Elena, moglie del Re di Spartha Menelao, la quale venne poi liberata dai suoi due fratelli Castore e Polluce, per essere poi nuovamente rapita dall'elfo Paride, figlio adottivo del Re dei Nani di Thorjgard, Priamo.

Dopo aver guidato il suo esercito contro i Centauri, assieme ad Eracles egli guidò una spedizione contro le Amazzoni. Nel corso di questa guerra egli riuscì a rapire la principessa Antiope, sorella della regina Ippolita, alla quale Eracles aveva preso la magica cintura (una delle sue famose "Fatiche").

Abbandonata anche Antiope, Teseo rapì Ippolita, dalla quale ebbe un figlio, Ippolito.

Devoto della dea Athena, Teseo venne beneficato da codesta Dea con molti doni. Quando, molto avanti negli anni, egli morì, la sua protettrice mandò le sue guerriere a prenderlo per portarlo sull'Olimpo. Dal sacro monte degli Dei egli, reso immortale, tornò su Naran andando a stabilirsi sull'isola del Parnaso, accompagnato da una Unità delle guerriere scelte (Epilektoe) della dea Athena, sua mentore.

Le Epilektoe sono agli ordini di Pallade. Essa era una ninfa dell'Arcadia, compagna d'infanzia di Athena, allevate entrambe dalle Ninfe come sorelle. Quando esrano adolescenti, nel corso di una battuta di caccia per errore Athena colpì ed uccise la sua carissima compagna di gioco. Per riparare all'errore, Zeus fece portare la ninfa sull'Olimpo, donandole la giovinezza eterna. Quando anche Athena tornò sull'Olimpo, per farsi perdonare, promosse la sua carissima compagna al grado comandante delle sue guerriere.

Con codeste valorose guerriere, Teseo di tanto in tanto si reca nell'Arcadia per prendere il comando di uno degli eserciti di Sybaris, la città che era stata fondata dai suoi sudditi, cittadini della città di Athena.

Atalanta e le Toxotides di Diana Artemide.

Atalanta è la figlia di Iasio, che fu uno dei Tiranni di Sybaris, e della ninfa Climene. Quando lei nacque, suo padre invitò molti sovrani a partecipare ad una sontuosa festa data in onore della dea Diana Artemide, della quale egli era un fedele servitore, anche perché da essa aveva avuto l'autorizzazione a sposare la Ninfa.

Ai festeggiamenti parteciparono anche i nani Ettore e Cassandra, assieme al loro fratellastro, l'elfo Paride, inviati a rappresentare il loro padre Priamo, Re di Throjgard. Sembra che sia stata in questa occasione che Paride ed Elena, già diventata moglie del Re di Spartha Menelao, si incontrassero per la prima volta.

Al termine del sontuoso banchetto offerto da Iasio, Cassandra gli predisse che la piccola Atalanta, quando fosse cresciuta, lo avrebbe ucciso per fondare a Sybaris un regno delle Amazzoni. Come al solito, tranne il Re, nessun altro dei presenti credette ai vaticini della Indovina.

Roso dal dubbio, re Iasio qualche tempo dopo diede ordine ad un suo servo di portare la infante nella foresta più vicina e di ucciderla. Il guerriero ubbidì. Ma al momento di sferrare il colpo ferale, alla vista dell'innocente fanciulla il suo cuore vacillò, ed egli allora la posò delicatamente sull'erba e se ne andò, non prima di aver cercato ed ucciso un capriolo, per portare il cuore della bestiola al Re, il quale gli aveva ordinato di portargli, come prova, il cuore della piccina.

La piccolissima Atalanta sarebbe certamente comunque morta, se non fosse intervenuta Diana, la quale la affidò ad un'orsa della foresta, ordinandole di crescere la bambina come se fosse sua figlia. Così avvenne. Allevata dall'orsa e poi istruita dalle Ninfe di quella foresta, Arianna divenne una abilissima cacciatrice.

Quando ebbe compiuto vent'anni, dalla dea Artemide venne inviata nell'Argolide, perché potesse partecipare alla missione di Giasone per la conquista del Vello d'Oro.

Dopo tale impresa, assieme a molti degli Argonauti, Atalanta tornò nell'Arcadia e si recò a Sybaris, dove suo padre aveva convocato quegli eroi per dare la caccia al mostruoso cinghiale Caledonio, il quale era stato aizzato contro la città dalla dea Artemide per punire il Re che aveva ordinato di uccidere la figlia.

Durante la battuta di caccia, Atalanta, essendo la più veloce, fu la prima a trovare ed a ferire il cinghiale, il quale venne poi finito da Meleagro, figlio del dio Ares. Compiuta felicemente l'impresa, Meleagro chiese al Re la mano della fanciulla, la quale nel frattempo aveva rivelato la sua identità allo sbigottito genitore, il quale diedi il suo consenso alle nozze. Lei però rifiutò sdegnosamente, ed allora Meleagro, tendendole un tranello, la prese con la forza. Da codesta iniqua unione nacque un figlio, Partenopeo, che sarebbe poi diventato uno dei sette eroi che parteciperanno alla guerra dei "Sette contro Thebes".

Fuggito Meleagro, il Re cercò di accasare la figlia, dopo che questa aveva dato alla luce Partenopeo. Lei però non ne voleva sapere. Disse che avrebbe sposato solo chi fosse riuscita a batterla in una corsa campestre. Molti furono i pretendenti che si presentarono a Sybaris per sottoporsi alla prova, la cui pena, per i perdenti, era la morte.

Atalanta vinceva nella corsa e poi con una freccia uccideva il pretendente alla sua mano.

Un giorno però si presentò Ippomene, figlio di Megareo e di Merope, il quale lasciò cadere durante la gara tre mele d'oro dategli da Afrodite, sua protettrice. Atalanta non seppe resistere alla tentazione di raccoglierle, e per farlo dovette fermarsi per tre volte, così l'eroe riuscì a vincere la gara.

Obbligata dal patto a sposare Ippomene, il matrimonio venne celebrato nel tempio di Afrodite. Sul più bello però intervenne Diana Artemide, la quale sentendosi offesa trasformò Ippomene in un drago-leone e portò Atalanta con lei nell'Olimpo, non senza prima aver fulminato con uno dei suoi strali infuocati il Re.

Ottenuta l'immortalità, Atalanta venne autorizzata da Zeus a trasferirsi nell'isola del Parnaso assieme ad una squadra di Toxodites (guerriere con l'arco) della dea Artemide sua mentore, con le quali sovente si reca nell'Arcadia per combattere contro le Creature Oscure o al fianco di una delle due città degli Uomini.